23.07.22 – Il Sole 24 Ore
di DOMENICO PALMIOTTI
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“Gli interventi previsti per l’adeguamento degli impianti sono stati quasi tutti completati e certificati” e “l’esecuzione degli interventi rimanenti è in linea con i tempi previsti”. Inoltre, è stato stimato “lo scenario emissivo post-operam” (ossia lo scenario successivo alla realizzazione degli interventi previsti) e relativo a una produzione annua di 6 milioni di tonnellate di acciaio” ed è emersa “una riduzione significativa delle emissioni di polveri rispetto allo scenario ante-operam”. Così il ministero della Transizione ecologica evidenzia le conclusioni dell’Ispra che a giugno ha verificato lo stato di attuazione del piano ambientale dell’ex Ilva (ora Acciaierie d’Italia) le cui prescrizioni sono normate dal Dpcm di settembre 2017. Il piano procede dunque verso la conclusione, fissata ad agosto 2023. La certificazione di Mite e Ispra (riportata anche in sede di Osservatorio Ilva dove sono presenti anche gli enti locali) arriva a un mese e mezzo (31 maggio) dal no della Corte d’Assise di Taranto al dissequestro degli impianti siderurgici.
Ma anche a pochi giorni (26 luglio) dal decimo anniversario del loro sequestro, tant’è che il 26 luglio ci sarà una marcia “in difesa della vita e della salute” cui seguirà, da parte dei promotori, l’aggiornamneto della denuncia presentata a dicembre 2021 alla Magistratura contro Acciaierie d’Italia. Ma se a luglio 2012 il gip Patrizia Todisco scriveva che “l’imponente dispersione di sostanze nocive nell’ambiente urbanizzato e non ha cagionato e continua a cagionare un grave pericolo per la salute pubblica… Danno che si è concretizzato in eventi di malattia e di morte”, e se a maggio scorso, dopo il no della Procura al dissequestro, il collegio dell’Assise, che ha confiscato gli impianti, affermava come “la realizzazione parziale delle prescrizioni Aia non sia idonea a garantire la sicurezza degli impianti”, ritenendo quindi ancora attuale “il presupposto legittimante il sequestro preventivo”, adesso Mite e Ispra dicono che si è sulla buona strada per rendere meno impattante il siderurgico di Taranto. Il Mite ha già trasmesso al ministero della Salute il quadro emerso dall’accertamento “per le valutazioni sanitarie che consentiranno di verificare se, ad esito della realizzazione degli interventi del piano, sono presenti situazioni di rischio sanitario”.
Le dichiarazioni di Mite e Ispra (che, insieme ad Arpa Puglia, è il braccio operativo del ministero) confermano quanto i vertici dell’azienda hanno detto in più occasioni circa l’avanzamento del risanamento ambientale. Fonti vicine ad Acciaierie d’Italia commentano a Il Sole 24 Ore che “si tratta di un risultato frutto della professionalità e dell’impegno incessante dei manager e dei tecnici di Acciaierie d’Italia, che in questi anni – nonostante le difficoltà della pandemia e più recentemente del conflitto in corso – hanno saputo coordinare e valorizzare al massimo gli interventi dei principali partner tecnologici tra cui Paul Wurth, Primetals, Eni Rewind e Thyssenkrupp Industrial Solutions, nonchè delle numerose imprese dell’indotto coinvolte nelle opere ambientali, a fronte di un ingente impegno finanziario che a fine esercizio 2021 ammontava a oltre 700 milioni di euro”. La parte ambientale, tuttavia, continua a essere osservata con grande attenzione da parte del Comune di Taranto, anche alla luce del fatto che l’area è destinataria di 800 milioni di risorse del Just Fund Transition per allentare la dipendenza economica e industriale dalle fonti fossili.
Il sindaco Rinaldo Melucci ha appena varato l’Osservatorio per la transizione chiamando a farne parte Arpa Puglia e Asl Taranto. “Riscriveremo il rapporto con la grande industria” spiega Melucci precisando che finalità dell’Osservatorio sono “l’analisi dell’impatto delle servitù cittadine dello stabilimento siderurgico, la revisione delle concessioni demaniali in uso ai privati che inquinano o depauperano il sistema territoriale, la predisposizione di strumenti di tutela contro i soggetti che adottano comportamenti lesivi degli indotti locali, il sostegno alle misure di risarcimento assicurate dalla legge ai residenti delle aree più provate dall’inquinamento industriale”.